Ecomondo – Nonostante i divieti di occupazione apposti sulle sedie in modo alterno, i numerosi presenti nella Sala Abete della Fiera di Rimini hanno fatto fatica a mantenere il distanziamento, a dimostrazione dell’interesse suscitato dal tema trattato, il compostaggio di prossimità, di piccola scala.
Piccola sì, ma quel tanto che consentirebbe, nelle politiche comunali e anche nazionali di gestione del rifiuto organico, di cogliere grandi opportunità economiche e ambientali.
Secondo molte delle relazioni svolte, infatti, una buona parte della sostenibilità del trattamento della frazione in esame potrebbe dipendere proprio da questa formula, del cosiddetto compostaggio minore, ma non per sminuirlo ma solo per distinguerlo da quello altrettanto importante delle grandi piattaforme.
Su questo solco, nel pomeriggio di giovedì 28 ottobre, si sono svolti i lavori del seminario: “Come intercettare meno materiale compostabile riducendo costi e emissioni?”, promosso da City Net Ecologia e Ambiente srl.
A condurre i lavori Paolo Silingardi, presidente di Achab Group, e Fabio Musmeci, presidente dell’Associazione Italiana Compostaggio. Poche ma chiare le parole chiave che hanno tenuto insieme le oltre dieci relazioni che si sono succedute durante le quasi quattro ore di lavoro: prossimità, condivisione, manutenzione, risparmio, standard, consapevolezza, sostenibilità.
Direttamente dal mondo della mobilità, lo sharing è arrivato anche qui. Composharing, spiega Enrico Ottolini della Coop Sociale Cigno Verde di Parma, è una esperienza ormai avanzata che dà occupazione rafforzando il tessuto sociale di piccole comunità, sia attraverso la formazione che il monitoraggio della rete di compostiere distribuite sul territorio (come più avanti ricorda Paola Rossi, di Achab Group, raccontando del progetto Monicomp). Peccato poi constatare, nonostante tutti i numeri siano positivi, quanto il fenomeno in crescita trovi distratte certe istituzioni che ne perdono traccia nel momento della predisposizione di strategici canali di sostegno finanziario.
L’interesse per questo settore sta invece montando nei settori dell’innovazione tecnologica, oltre che tra quelli relativi ai modelli gestionali della tariffa, con scenari in continuo sviluppo. Sul controllo dei processi di decomposizione forzata della frazione organica quelli di Opiware srl, di Francesco Bianchi, si sono inventati la “compostronica”, una componentistica di rilevamento e di controllo di processo che comincia ad avere una scala di diffusione sempre più ampia.
Sulla tariffazione puntuale, oggi in atto solo nei confronti della frazione residua, sta facendo invece sperimentazione il Consorzio CISA di Ciriè che, come racconta il suo presidente Mario Burocco, aggiunge elementi di perequazione di corresponsione del servizio che sul proprio territorio di riferimento trova positivi riscontri.
La prima sessione dei lavori si è conclusa con i saluti di Silvia Zamboni , Vice Presidente del Consiglio regionale Emilia Romagna; nel ribadire la sua personale attenzione al tema, ha rimarcato l’impegno del gruppo consiliare di suo riferimento, i Verdi europei, che stanno predisponendo, congiuntamente con un panel di esperti, una proposta di legge regionale sul compostaggio domestico in grado di sostenerne la crescita, la diffusione e lo sviluppo.
Nell’introdurre la seconda sezione del seminario, Fabio Musmeci, Presidente di AIC, ha rimarcato con fermezza il valore strategico del compostaggio di piccola scala, in grado di consentire, nelle varie modalità di gestione, il trattamento degli scarti organici quanto più prossimo al luogo di produzione, con evidenti economie e vantaggi per le comunità locali (assenza di raccolta e trasporto, soprattutto della ricca componente acquosa, e conferimento oneroso presso le grandi piattaforme, spesso particolarmente lontane.
Al modello di “energy transition”, di autoproduzione di energia e quindi delle comunità energetiche, si può ispirare, nella logica della waste transition, quello gestionale della frazione organica, fra tutte le frazioni l’unica riciclabile in loco proprio in ragione della sua facile e rapida decomposizione (ad oggi soprattutto un problema).
Michele Giovannini, della Rete regionale Rifiuti Zero Emilia Romagna, ha ribadito l’impegno dell’associazione a sostenere la presentazione di una legge regionale per dare sostegno allo sviluppo di forme di economia circolare nelle piccole realtà locali.
Tema su cui si è intrattenuta Maria Vittoria Picker, del consiglio direttivo di AIC, con una lunga esperienza francese di compostaggio di piccola scala, che ha sottolineato quanto proprio in Francia, seppur indietro, rispetto all’Italia, sulle percentuali di raccolta differenziata, sia invece avanti nella cura della filiera del riciclo, in particolare della frazione organica, con una lunga serie di servizi messi a disposizione dei cittadini. Secondo i dati del gennaio del 2019 dell’Osservatorio nazionale transalpino dei costi e delle performance del compostaggio di prossimità, quest’ultimo si afferma come la soluzione più diffusa di valorizzazione dei rifiuti biodegradabili.
Di alcuni primi e significativi tentativi di compostaggio di comunità ha parlato Riccardo Marchesi, di Corintea soc. coop.; una esperienza legata soprattutto all’uso di casette in legno che, con riscontri positivi che si stanno consolidando nel tempo, consentono a realtà decentrate di affrancarsi dal conferimento dell’organico al servizio pubblico di raccolta, con evidenti risparmi di costi per la collettività.
Andrea Cocchi, del consiglio direttivo dell’AIC, ha invece affrontato il tema dello standard; insieme ai rappresentanti dell’UNI, un gruppo di lavoro sta definendo le norme utili a certificare la rispondenza delle attrezzature di compostaggio a parametri oggettivi, norme che vedranno la luce entro il 2022 perché poi diventino standard di riferimento.
Ha concluso i lavori Pier Paolo Ferilli, di City Net Ecologia e Ambiente srl, da anni ormai impegnato con la sua azienda nel settore della produzione di compostiere elettromeccaniche: norme chiare e semplificazione delle procedure sono le opportunità di sviluppo, specie se in aderenza ai principi della sostenibilità, che la classe imprenditoriale si attende di avere a disposizione per sviluppare appieno le proprie capacità produttive.
Il seminario ha voluto riaprire il confronto sul tema ampio e complesso della gestione della frazione organica, fra tutte quelle ad oggi oggetto dei servizi di igiene urbana, la più alta percentualmente e soprattutto più complessa, per via della sua rapida decomposizione.
E su questo l’Europa sta lavorando da tempo, come ha anche ricordato Enzo Favoino, della Scuola Agraria del Parco di Monza ma anche referente di Zero Waste Europe, che in un suo contributo registrato ha voluto sottolineare l’importanza di una gestione certamente integrata dei processi, avendo però come obiettivo primario la logica del “bio-waste to soil” prima ancora che “to-fuel” o “to-energy”, per una piena riconversione della materia in materia, prima di dissiparla in energia in un processo non più reversibile, nella fattispecie indispensabile per sostenere la bio fertilità dei suoli e per il sequestro di CO2.