DIFFUSIONE DEL COMPOSTAGGIO DOMESTICO E DI COMUNITA’ IN EMILIAROMAGNA: ANALISI E PROPOSTE

Qui pubblicata la lettera inviata all’Assessorato Ambiente, all’ARPA e alla USL dell’Emilia Romagna.

Per conseguire gli obiettivi di legge di raccolta differenziata e di riduzione del rifiuto indifferenziato è imprescindibile avere una gestione ottimale del rifiuto organico che costituisce, nella composizione dei rifiuti, la componente principale, ma costituisce anche la componente più difficoltosa e onerosa da separare. Infatti ove è prevista la raccolta, la frequenza del servizio è di 2 o 3 volte alla settimana, indipendentemente dal metodo di raccolta. Al momento esistono intere comunità che non hanno un servizio che riguarda la frazione organica. La Normativa statale e regionale in questi ultimi due anni ha stabilito alcuni importanti principi e definito una disciplina specifica per il compostaggio domestico e il compostaggio di comunità, che si aggiungono alla raccolta e trattamento in grandi impianti. Regione Emilia-Romagna e Atersir sostengono economicamente il compostaggio di piccola taglia con bandi , finanziati attraverso l’apposito fondo creato con la Legge sull’economia circolare n. 16/2105. Non è un caso che proprio in questo ultimo periodo sia nata l’Associazione Italiana Compostaggio (AIC), che si occupa specificatamente degli impianti di piccola taglia, e che nella nostra Regione ha già partecipato attivamente all’organizzazione di momenti di approfondimento, fra cui il workshop LE NUOVE PROSPETTIVE DEL COMPOSTAGGIO DOMESTICO E DI COMUNITA’”, tenutosi a Bologna il 13 dicembre 2017. E’ soprattutto in quell’occasione che è stato possibile individuare le opportunità e i nodi critici del compostaggio di piccola scala nella nostra regione. E’ il caso innanzitutto di evidenziare che la gerarchia stabilita a livello europeo nella gestione dei rifiuti può trovare ampia applicazione nella gestione del rifiuto organico, evitando innanzitutto lo spreco di alimenti, il loro utilizzo alternativo per l’alimentazione di animali e comunque il trattamento nel luogo di produzione, consentito dalle pratiche di autocompostaggio e di compostagio di comunità. E’ quindi compito delle amministrazioni pubbliche a vari livelli, favorire ed incentivare, quando possibile, tali pratiche, sia che avvengano in spazi pubblici, in giardini ed orti privati, o in appartamenti e balconi. Subito dopo l’autocompostaggio, nella scala gerarchica vengono il compostaggio di comunità, i piccoli impianti, la raccolta e il trattamento in grandi impianti con produzione di biometano e compost di qualità.
I piccoli impianti e il compostaggio di comunità non sono in concorrenza con la grande impiantistica, sono anzi complementari. L’importante è che la gestione di tutti questi sistemi avvenga con attenzione e correttezza, adottando soluzioni di volta in volta proporzionate alle dimensioni e ai volumi di trattamento.

Può essere ragionevole ipotizzare, in questa fase iniziale, che almeno un 30% della frazione organica complessiva prodotta sul territorio regionale, possa essere trattata attraverso l’autocompostaggio, il compostaggio di comunità e piccoli impianti di compostaggio, mentre il resto della frazione organica e cioè circa il 70%, possa venir trattata in grandi impianti in grado di produrre biometano da immettere direttamente in rete e compost di qualità. Il compostaggio di comunità e i piccoli impianti possono trovare la propria vocazione ove non esiste un’impiantistica affermata, dove non conviene o risulta difficoltoso raccogliere la frazione organica e dove risulta antieconomico trasferire modeste quantità di tale frazione nei grandi impianti per la distanza, come ad esempio nelle comunità collinari e di montagna, oppure comunità residenti in frazioni sparse ove non conveniene implementare la raccolta, oppure in orti comunali o in grosse mense/ristoranti con produzione di pasti. (piccoli impianti)

E’ il caso di sottolineare che per quanto riguarda il compostaggio domestico in Emilia-Romagna possiamo contare su un numero significativo di utenti già attivi: oltre 8.000 secondo ARPAER, sulla base dei dati forniti dai comuni e dai gestori del servizio. Si tratta tuttavia di un contributo che può essere stimato intorno al 4% su totale di FORSU, molto al di sotto quindi delle potenzialità di questa pratica. Per raggiungere l’obiettivo di un deciso incremento dei quantitativi di FORSU destinati a auto compostaggio e di comunità, oggi realisticamente raggiungibili grazie al nuovo quadro normativo, si propongono le seguenti azioni, che potrebbero essere decise attraverso un tavolo di confronto tra Regione, organi di controllo, comuni ed associazioni ambientaliste, al fine di approdare a un modello di sviluppo del compostaggio domestico, di comunità e di piccoli impianti coerente e armonico.

– individuare le aree e le utenze maggiormente vocate, considerando anche gli aspetti economici di raccolta e di trasporto;

– nelle gare di concessione dei servizi che Atersir sta implementando per individuare i nuovi gestori, lasciare spazio alla possibilità per i singoli comuni, o gruppi di comuni di poter sviluppare questi progetti , qualora lo ritengano opportuno, senza che i futuri gestori creino ostacoli o comunque problemi alla loro diffusione, ma che anzi diventino loro stessi promotori.

– armonizzare e rendere coerenti le prescrizioni adottate dagli organi di controllo, con l’adozione del principio di proporzionalità. E’ il caso ad esempio del Comune di Berceto, dove la prescrizione data dall’Autorità sanitaria sulle distanze delle compostiere dai confini rende di fatto fuori norma la maggior parte delle compostiere esistenti. (1).

– Come si deduce dal punto precedente è importante creare delle LINEE GUIDA sui criteri di gestione sia delle compostiere , ma soprattutto per il compostaggio di comunità, nonché per i piccoli impianti. Queste linee guida possono anche fornire informazioni utili per l’avvio, l’installazione e la costruzione dei microimpianti.

– E’ importante considerare l’opportunità di formare correttamente le utenze compostatrici. Non è sufficiente fornire unicamente un manualetto e una compostiera, ma è opportuno realizzare appositi corsi con personale specializzato.

-Anche la fase di verifica e controllo va eseguita con personale adeguatamente formato. A tal fine appare opportuno creare un ALBO, oltre che dei compostatori, anche dei formatori e verificatori. Le verifiche devono valutare non solo il riempimento e l’utilizzo della struttura, ma anche le modalità, rilevando la temperatura, l’umidità, il ph del terriccio, ma anche la presenza di metano, che è un importante gas serra correlato a una mal gestione, con presenza di fermentazioni anaeorobiche. – E’ importante individuare compostiere idonee, migliorative rispetto alle attuali comunemente diffuse, che facilitano l’utenza nella gestione e assicurino un utilizzo completo di tutti i materiali – C’è una difformità nella formula indicata dal Ministero per calcolare la quantità di rifiuto avviato a compostaggio domestico, ai fini del calcolo della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, ai sensi del Decreto 26 maggio 2016 e la formula adottata dalla Regione EmiliaRomagna, che dimezza gli stessi valori. Pur ritenendo corretti dal punto di vista tecnico i parametri della Regione Emilia-Romagna, si ritiene che questa difformità debba essere superata. Pertanto si consiglia alla nostra Regione di avviare una discussione con il Ministero dell’Ambiente perché possa essere rivisto il loro parametro.(2) Può essere interessante al tal fine la nota del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, Prot. 0002776 del 24-02-2017, in merito alle Linee guida per il calcolo della percentuale di raccolta differenziate, ove si esplicita chiaramente che il limite massimo di riferimento per il calcolo del compostaggio domestico è pari a 220 g abitante per giorno.

Inoltre piccoli impianti di compostaggio (<80 t/anno) possono essere installati presso aziende agricole, soprattutto in paesi di montagna, per compostare quelle modeste quantità che derivano dalla raccolta di circa 1000 abitanti. Anche perché la maggior parte dei comuni di montagna non raccoglie l’umido (circa 90 comuni) proprio per motivi di distanza dagli impianti e perchè sarebbero quantità modeste. Su questo punto la Regione dovrebbe avviare tavoli di informazione e concertazione con le associazioni dei coltivatori e i piccoli comuni proprio per motivi di distanza dagli impianti e perché sarebbero quantità modeste.

Note:

(1) Al Comune di Berceto sono pervenuti suggerimenti e prescrizioni che non seguono questo criterio di proporzionalità, ma che anzi, se adottati possono precludere la diffusione di questi sistemi. Ad esempio è stato suggerito di porre il compostaggi domestico ad almeno 10 mt dal confine. Questo criterio è stato anche adottato dal regolamento di nettezza urbana del Comune di Bologna. Ora se l’applicazione venisse diffusa, la maggior parte delle utenze compostatrici in aree urbane sarebbero fuori regola. In commercio esistono dei microapparati che permettono di effettuare il compostaggio domestico nel proprio terrazzo o addirittura, collegati alla corrente elettrica, nella propria cucina. Se questa prescrizione venisse adottata, anche questi compostaggi sarebbero irrazionalmente fuori regola, con il rischio di aprire un noioso contenzioso con i produttori e rivenditori di tali apparecchiature. Sarebbe molto più utile, a nostro parere, focalizzarsi sul sistema di gestione, sui controlli e sulla formazione piuttosto che su distanze: un compostaggio gestito male sarebbe fastidioso e inaccettabile anche a 50 mt dai confini.
La prescrizione della distanza dei 10 mt può essere invece idonea per il compostaggio di comunità sia statico che elettromeccanico, anche se pure in questo caso appare molto più importante il criterio di gestione rispetto alle prescrizione di distanze.
Sempre al Comune di Berceto sono arrivati altri due suggerimenti dagli organi di controllo, che a nostro parere richiedono alcuni approfondimenti. Nel primo si suggerisce di togliere la buca/fossa dal regolamento comunale per timore di diffusione di liquami, premesso che la delibera regionale del 21/12/2016 “Metodo standard della Regione Emilia-Romagna per la determinazione della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati”, per il calcolo della raccolta differenziata cita come soluzione anche la fossa. Appare comunque evidente, ancora una volta, che è necessario focalizzarsi sulla gestione più sul metodo, nel senso che la buca/fossa è accettabile qualora sia aerata e drenata, anche perché il vero problema di questo sistema di compostaggio, più che i liquami prodotti, è la creazione di condizioni per le fermentazioni anaerobiche, dovute anche alla difficoltà di aerazione. Nel secondo, a seguito di una verifica, da parte di Arpae, di una micro produzione di liquami in una compostiera di comunità statica, viene suggerita l’impermeabilizzazione del piancito con raccolta e ricircolo dei liquami, oppure il loro smaltimento. Ora questa soluzione proposta, a nostro parere non segue il criterio di proporzionalità sopra espresso, in quanto appare più idonea per un impianto di compostaggio di grandi dimensioni e se venisse qui applicata renderebbe impossibile la diffusione di questi sistemi, ovvero da una parte sono incentivati dai regolamenti nazionali e da fondi regionali e dell’altra verrebbero bloccati da queste prescrizioni. Appare, invece, ancora una volta fondamentale percorrere la via della buona gestione e controllo che anche in questo caso rappresentano la soluzione idonea e proporzionata al problema e alla dimensione del compostaggio.

(2)Può essere computato nel calcolo della raccolta differenziata anche il compostaggio domestico utilizzando la seguente formula di calcolo:
P C =ΣVc i *p s *4 dove
P C = peso del compostaggio (Kg);
p s = peso specifico della frazione organica pari a 500 Kg/m3 ;
ΣVc i = volume totale delle compostiere assegnate dal comune (m3);
4= numero massimo di svuotamenti annui.
La scelta di tale fattore è effettuata considerando che il tempo di maturazione minimo del compost è non inferiore a 90 giorni, pertanto si ritiene opportuno determinare in 4 il numero massimo annuo degli svuotamenti. Con “Metodo standard della Regione Emilia-Romagna per la determinazione della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati” invece la formula cambia nelle seguenti modalità:
P C =ΣVc i *p s *2
Cioè la nostra regione prevede due svuotamenti, però evidente che si deve applicare la normativa superiore statale, anche se riteniamo che il parametro 2 appare più realistico del parametro 4.