Oggi è partito il progetto di compostaggio anche nel plesso di Castel di Guido del Istituto Comprensivo Boccea 590. Il progetto fa parte di un percorso di sensibilizzazione ambientale che io e Claudio Giambelli portiamo avanti da circa 15 anni. Oggi siamo io e Rita, la mia compagna, a dare avvio a questa esperienza in questa piccola scuola di oltre periferia, che comprende solo le 5 classi della primaria e una classe dell’infanzia.
È stato bello e divertente; bambine e bambini si sono avvicendati, una classe dopo l’altra dalle 12,30 fin quasi alle 15,00, portando dei piatti dove avevano raccolto gli avanzi dei loro pasti e hanno ascoltato con molta attenzione la descrizione del progetto. Essendo una scuola di campagna, diversi di loro avevano già una conoscenza del compostaggio, fatto in famiglia dai genitori e dai nonni, ma hanno comunque fatto molte domande; una classe aveva addirittura preparato una lista di domande e curiosità; e qui mi corre veramente l’obbligo di sottolineare ed elogiare la magnifica preparazione che avevano fatto le insegnanti, sicuramente motivando, coinvolgendo e dando aspettative agli scolari sul risultato finale che avrebbero ottenuto, senza dimenticare la cuoca e le addette alla cucina per la loro disponibilità a cooperare.
Nella descrizione del processo ho fatto un confronto tra il profumo che emana la formazione dell’humus nel bosco con la nauseante puzza prodotta dalla “gestione” della parte umida dei rifiuti. La differenza è data dal fatto che nel bosco agiscono un gran numero di organismi: formiche, lombrichi, chiocciole, lumache, millepiedi, coleotteri, larve di insetti; e poi batteri, cellule fungine e animali unicellulari, che concorrono, in fasi successive, alla decomposizione naturale della materia organica e alla sua trasformazione in un terriccio fertile e profumato.
L’idea di poter ricreare quelle condizioni del sottobosco nella compostiera lascia scettici molti degli scolari: “… e come fanno ad entrare gli insetti in quella compostiera?”.
Faccio allora vedere il secchio di compost fresco che ho portato, preso dalla mia compostiera e setacciato, per far vedere come sarà il prodotto finito, ma anche per accelerare il processo visto che siamo molto in ritardo rispetto alle possibilità di maturazione in tempi utili.
“E qui dentro ci sono gli insetti?”
“Qualcuno si; di sicuro ci sono batteri, animali unicellulari (protozoi), nematodi (vermi microscopici)”
“Si, è vero, lì c’è un insetto”, “Dove? dove?”; “Eccolo, la ce n’è un altro”; “E i lombrichi ci sono?”
“Potrebbero esserci, magari ancora molto piccoli; di grandi non ne ho visti”
“E possiamo metterceli?”
“Ma si, se vuoi”
“Allora ce li porto!”; e poi la sento spiegare ai suoi amici che li prenderà nel suo orto, li metterà in una scatoletta e li porterà qui.
Bello; c’è entusiasmo; e c’è anche il luogo comune classico. Premetto, la compostiera è nuova – è una di quelle che ci sono state regalate, proprio per questi scopi, dall’A.I.C. Associazione Italiana Compostaggio – l’ho disimballata e montata io due giorni fa e hanno cominciato a mettere dentro gli avanzi poco prima; però avvicinandosi allo sportello aperto della compostiera qualcuno esclama:
“Mmmh! Che puzza”
“Ma come che puzza! Quella roba lì cinque minuti fa ce l’avevi nel piatto e te la stavi mangiando, come fa a puzzare?”
“Io sento puzza”
E va bene, è normale e risaputo, la “monnezza”, specialmente la parte umida puzza! A prescindere. Questa esperienza può, anzi deve, servire proprio a smontare questi luoghi comuni sbagliati.
E allora parte la sfida: “Scommetto che non sentirete nessuna puzza venire da questa compostiera e non solo, scommetto che, quando la vuoteremo, voi raccoglierete con le mani il compost che si sarà prodotto, per spargerlo nel orto che avete qui, come hanno fatto in altre scuole prima di voi; farete così“ e infilo le mani nel secchio con il compost, dimostrando che si può fare.
Non leggo incredulità nei loro occhi, solo una sorta di attesa di un trucco di magia. Un attimo di perplessità, e poi tante piccole mani si infilano nel secchio, tastano la sofficità del compost, ne annusano l’odore…
Quando abbiamo finito con l’ultima classe aggiungo il compost, faccio girare la compostiera per amalgamare il tutto, un ultimo sguardo degli scolari al risultato nella compostiera e arrivederci al prossimo appuntamento.
È stata impegnativa, io e Rita siamo stanchi, siamo affamati, siamo felici…
Rita e Maurizio
di Maurizio Melandri